Bellezza è armonia: i Musei Vaticani incontrano l’Indonesia
Migliaia di tasselli dalle forme e dai colori differenti per comporre un magico ed immenso mosaico, in cui ogni elemento trae forza, bellezza e dignità dal suo prossimo, dalle sue differenze, che per contagio lo trasformano arricchendolo, facendo evolvere continuamente il disegno totale, senza fratture, ma in piena armonia.
L’Indonesia è l’arcipelago più popoloso del pianeta, costituito da numerose isole, in cui convivono etnie con credenze e costumi diversi: un crogiolo culturale che ha sempre favorito l’incontro di religioni differenti, offrendo al resto della Terra un raro esempio di quanto sono preziose parole come tolleranza e convivenza.
Accostarsi ad una realtà così complessa per conoscerne i segreti e la storia sembra quasi una sfida impossibile, ma i Musei Vaticani tentano l’impresa, portando a termine la missione con una mostra di rara bellezza: voci di una terra lontana, espressioni di un unico patrimonio culturale, quello indonesiano, risuonano così negli spazi espositivi del Dipartimento etnologico.
I musei del Papa, che custodiscono oltre mille oggetti rappresentativi delle popolazioni di questa vasta area geografica, offrono al pubblico una selezioni di manufatti, dai pezzi più antichi a quelli contemporanei, provenienti da Bali, Papua, Sulawesi, Java e dai tanti altri tasselli di questo magico paese.
Sono opere di uso quotidiano e cerimoniale, per lo più ricevute in dono dai pontefici nel corso degli anni; la mescolanza di usanze e fedi è incoraggiata dalle diverse etnie locali: non è un caso che il titolo dell’evento sia “Indonesia – il paese dell’armonia”.
Tra statue, oggetti in bronzo e in ferro, preziose testimonianze delle raffinate ed antiche tecniche di lavorazione tipiche dell’Indonesia, una vetrina in particolare sembra calamitare l’attenzione del visitatore. È al centro della prima sala ed è il cuore dell’evento; ne è il simbolo: la cultura tribale è rappresentata da un raffinato e quasi impalpabile villaggio in filigrana d’argento; sulla destra una statua di Ganesha del VIII secolo, una divinità induista dalla testa di elefante; vicino ad essa un piccolo Buddha e dalla parte opposta un Corano in miniatura dell’inizio del XX secolo; appena sotto una splendida scultura raffigurante la Madonna con Bambino, emblema della commistione artistica e del sincretismo religioso indonesiani per i tratti somatici e l’acconciatura non conformi alle rappresentazioni usuali occidentali.
Tutto rievoca la pace e l’armonia di un paese lontano ed inafferrabile.
Dalle marionette del teatro wayang all’arte della decorazione tessile rappresentata dalle stoffe impreziosite con la tecnica del Batik; dal maestoso leone alato proveniente da Bali alle numerose statue in bronzo, databili dal VIII al XIV secolo, rappresentanti divinità induiste e buddhiste: ai Musei Vaticani l’incanto dell’Indonesia in tutte le sue forme.
Andrea Mazzuca
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