Bomarzo, il Parco dei Mostri e le sue misteriose bellezze
C’è un tesoro nascosto nel cuore del Bel Paese, uno dei più misteriosi d’Europa. E’ il “Parco dei Mostri” di Bomarzo, nel viterbese, oasi bizzarra, piena di strane statue disseminate sopra una collina vicino alla cittadina viterbese, da cui prende il nome il parco. Qui “ogni pensiero vola”: così recita la scritta incisa sulla bocca del “mostro” che domina tutto il parco, ideato dall’architetto Pirro Ligorio e voluto dal principe Orsini nel 1552. Senza che l’Orsini ed il Ligorio se lo immaginassero, ne uscì un capolavoro che dura nel tempo e che la fantasia popolare ribattezzò come il “Parco dei Mostri”, un labirinto di simboli dove si può vagare fino a smarrirsi, tra statue gigantesche e creature mostruose. Il sacro bosco di Bomarzo fu concepito come la nuova meraviglia del mondo, così eccezionale che nessuna cosa al mondo gli assomigliasse.
Immerso nel fascino di una natura tenebrosa, sono numerose le iscrizioni nel parco dei Mostri di Bomarzo che accompagnano il visitatore, e le sedute disposte lungo l’itinerario ne fanno un luogo di passeggio e di meditazione. Varcato l’attuale ingresso del parco dei Mostri di Bomarzo sormontato dallo stemma degli Orsini, si incontrano due sfingi. Scendendo a valle si presenta, presso una cascatella, un’enorme Tartaruga sul cui dorso poggia una figura femminile ammantata, accanto alla quale sorge dal terreno una testa di mostro infernale. Più avanti, una fontana sormontata da un Pegaso. Proseguendo il sentiero, si scorge, preceduto da due leoncini e dalle Tre Grazie, il Piccolo ninfeo, con sedili e nicchie con statue. A fianco, sulla destra del sentiero, una fontana alimentata da due delfini.
La natura, a confronto delle enormi sculture, sembra piccola e insignificante e il visitatore viene disorientato da questa sproporzione. Non può distinguere fra ciò che è naturale e ciò che è fatto dall’uomo. I mostri di pietra di Bomarzo hanno per molti anni incuriosito e allo stesso tempo attratto artisti e amanti dell’arte, non meno di quanto abbiano terrorizzato la povera gente del villaggio. Dopo la morte di Vicino Orsini nessuno si curò più di questo gioiello che dopo secoli di abbandono é stato salvato da un’ingloriosa fine, per la gioia di intellettuali e scrittori, artisti e turisti che vengono da tutto il mondo per ammirare questo museo all’aperto.
(Claudia Nardi- LumsaNews)
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