Guttuso, a Roma cento opere nel centenario della nascita
Fino al 10 febbraio 2013 si può visitare a Roma, nel complesso del Vittoriano, una straordinaria mostra antologica di cento opere di Renato Guttuso, organizzata a 25 anni dalla scomparsa, nel centenario della nascita. Le opere provengono da musei italiani ed esteri. C’è tanto Guttuso in ogni dove ma soprattutto a Roma, la città in cui è vissuto per oltre mezzo secolo e nella quale è morto il 18 gennaio del 1987. E ce n’è tanto di più ora, grazie anche alla mostra al Complesso del Vittoriano. Nella Capitale, poi, il ricordo di Guttuso diventa ancora più indelebile perché il suo occhio restituisce una Roma nuova, fatta di luci tanto innaturali da potere essere soltanto vere, come nel caso del “Colosseo Policromo” o dei “Tetti di Roma”. Chiunque abbia messo gli occhi su una delle sue tele lo sente ancora vicinissimo, così reale, così “fratello” da rendere istintivo il dargli del tu.
La natia Sicilia nel cuore, Roma nell’anima, l’Italia ovunque: il Guttuso artista non è diverso dal Guttuso politico, capace di intrecciare rapporti con chiunque a prescindere dalle ideologie. Un siciliano apolide, un italiano di mondo, un uomo nel mondo. Ed è questo Guttuso che manca tanto, tantissimo. Manca al panorama politico, manca ai cieli di Roma, manca a quell’equilibrio che sembra abbiamo perso. Manca persino al nuovo concetto che abbiamo di “influencer”, coloro i quali riescono a dare parvenza di oggettività ai pensieri e ai gusti più personali, perché Guttuso, usando parole in voga cent’anni dopo la sua nascita, sarebbe stato sì un influencer di pregiatissimo rilievo, ma anche capace di farsi influenzare da ciò che è e ciò che c’è, in un perfetto rapporto simbiotico di dare per avere.
Guttuso è anche sul web, grazie all’Associazione Archivi Guttuso. Ed è un connubio affascinante, quello del pittore-politico e Internet perché, benché virtuale, conferisce ancora maggiore spessore all’uomo: una mentalità aperta a tutto, in un contesto (la Rete) senza confini, nato per essere libero e di tutti. Un contesto che esalta la riduzione delle distanze, come nell’opera che immortala l’arbitro Coelho col pallone in mano, dipinta da Guttusoin onore dell’Italia Campione del Mondo nel 1982. La gara vinta contro la Germania Ovest per 3 a 1 ha ridotto le distanze (ideologiche) dell’Italia dell’epoca molto più di quanto non sia riuscita a fare l’altra impresa del 2006 dell’undici azzurro. A chi non manca quella parentesi storica e quell’atmosfera che, ancora oggi, riassumiamo con il Presidente Pertini in piedi ad applaudire il gol di Tardelli e ad incitare il pubblico?
Giuditta Mosca
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