I Cuiles di Dorgali: l’entroterra sardo punta sulla storia
Sardegna, terra di mare, natura selvaggia e antiche tradizioni. Sulle cime più impervie di Dorgali, tra Orgosolo, Oliena, Urzulei, Orosei e Baunei, i vecchi ovili in pietra e ginepro che spuntano tra la vegetazione mediterranea sono una delle nuove attrazioni per incrementare il turismo nelle zone più interne dell’isola. Fino a qualche anno fa di questi antichi ripari, una volta destinati al ricovero dei pastori, non rimanevano che pietre e ruderi. Oggi, grazie al lavoro e all’impegno di un gruppo di volontari di Dorgali, stanno tornando ad avere una nuova vita e finora sono dieci gli ex ovili restaurati.
Al progetto sta lavorando un team di esperti: maestri del muretto a secco, fabbri, falegnami, ma tutto il lavoro di ricostruzione è fatto interamente a mano. Niente ponteggi quindi né autogru. Le pietre e i tronchi necessari al restauro vengono raccolti nella zona circostante e trasportati a spalla uno per uno. Attraverso itinerari che si snodano tra gole, pianori e boschi millenari, foreste e vecchi sentieri poco battuti, percorribili a piedi o a dorso d’asino, i turisti possono raggiungere i “cuiles”, questo il nome originario dei vecchi ovili, e assaporare il fascino della dura vita dei pastori sardi di un tempo. Un’iniziativa che sta riscuotendo un grande successo tra gli amanti del trekking e gli studiosi di antiche tradizioni, ma anche tra i semplici curiosi, italiani e stranieri.
“Le porte dei cuiles sono sempre aperte e chiunque può fermarsi per uno spuntino – racconta Angelo Carta, per tutti Anzelinu, coordinatore dei volontari del Comitato per il ripristino de Sos Cuiles – Un ‘foghile’ al centro permette di accendere il fuoco e scaldarsi nelle giornate fredde, cucinare porcetto, carne alla brace, da accompagnare con formaggio, pane casereccio, salsiccia e vino rosso. Una giornata o un weekend a contatto con una natura poco calpestata, circondati dai profumi delle erbe aromatiche e tra i silenzi di una montagna un tempo regno incontrastato dei pastori dorgalesi, caprai e anche terra di riparo di banditi d’altri tempi”.
Silvia Rinaldi
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