Made in Italy in volo verso est sulla “via della seta”
Era ora, la “via della seta” adesso ha un doppio senso di marcia, a più corsie. I cinesi la usavano (ma sarebbe meglio dire “le usavano”, perché gli itinerari cambiavano secondo le stagioni e le turbolenze belliche nei paesi attraversati) già due millenni orsono per vendere all’antica Roma le loro pregiate mercanzie, soprattutto stoffe di seta, da cui il nome affibbiato nel 1877 dal cartografo tedesco Ferdinand von Richthofen al percorso più noto. Oggi l’Italia, l’Europa e tutto il mondo sono invasi da prodotti made in China che non arrivano più a dorso di cammello ma in più comodi e rapidi voli intercontinentali e in capienti navi porta-container. Sono in genere mercanzie meno pregiate, spesso scopiazzature a basso costo di prodotti di tecnologia occidentale. Più pregiate sono invece le merci italiane che compiono il percorso inverso.
Dapprima lentamente e oggi sempre più in crescendo rossiniano, gli italiani hanno scoperto che la Cina e l’Oriente in genere oltre che concorrenti agguerriti sono anche un vastissimo mercato, in grado di assorbire i prodotti di eccellenza tipici del made in Italy, tra i quali non possono certo mancare le stoffe, gli accessori e gli abiti di alta moda, che fanno registrare un vero boom. Verso est viaggiano anche macchinari e pezzi di ricambio, farmaci, vaccini, formaggi e prodotti freschi tipici delle nostre regioni. La sola Fly Emirates, che ha una forte presenza nelle rotte da e per l’Oriente, nel 2011 ha trasportato con i suoi cargo da ovest a est 25mila tonnellate di merce italiana (nel 2008 erano 16mila tonnellate). Il 45 per cento caricata a Malpensa, il 36 per cento proveniente dalla Toscana e dal centro-sud, il 19 per cento da Emilia Romagna e Triveneto. Insomma, la via della seta esiste ancora, ma la seta è italiana e fa il viaggio verso est.
(Gabriella Cossàr)
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