Record storico per l’export di spumante italiano
Lo spumante, una delle eccellenze nel settore enogastronomico del nostro Paese ha visto quest’anno aumentare del 20% le esportazioni. E’ quanto emerge da una ricerca condotta dalla Coldiretti sulla base dei dati Istat relativi ai primi cinque mesi del 2015. Il dato non fa che confermare l’andamento positivo di questo mercato. Solo l’anno scorso, infatti, sono state stappate circa 320 milioni di bottiglie di spumante fuori dai confini nazionali. Molte di più rispetto a quelle di champagne francese.
Tra le bollicine preferite all’estero spiccano il Prosecco, l’Asti e il Franciacorta. Tra i principali clienti, invece, emergono gli Stati Uniti, che nell’ultimo periodo hanno aumentato la propria domanda del 49%; e il Regno Unito, che ha visto crescere le proprie richieste addirittura del 55%. In questo senso, il risultato dello spumante italiano all’esterno, sottolinea Coldiretti, sostiene il comparto del vino e sembra destinato a confermarsi. L’anticipo della vendemmia, la seconda più precoce nel dopoguerra dopo quella del 2003, infatti, non ha determinato criticità nello stato fitosanitario dei vigneti italiani. Al contrario, sembra aver giovato sulla produzione, che dovrebbe essere addirittura in aumento del 5% rispetto allo scorso anno, per un totale di circa quarantaquattro milioni di ettolitri.
Il settore enologico, dunque, si configura sempre più come il biglietto da visita del Made in Italy agroalimentare nel mondo e, probabilmente insieme al turismo, è il settore che più di altri sta beneficiando dell’effetto traino dell’Expo di Milano, determinando una serie di benefici anche per altri settori. Secondo lo studio di Coldiretti, infatti, per ogni grappolo di uva raccolta, si attivano ben diciotto aree di lavoro. Dall’industria di trasformazione al commercio. Dal vetro per bicchieri e bottiglie alla lavorazione del sughero per tappi. Dai trasporti alle bioenergie. Dalla cosmetica al turismo.
Lorenzo Fusco
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